Fano: l'Abate Domenico Federici e il suo segreto alchemico


INTORNO AL SEGRETO FEDERICIANO 
di Massimo Agostini

Alcuni manoscritti della Biblioteca Federiciana di Fano conducono il ricercatore a sostenere che studi e ricerche alchemiche fossero abitualmente praticati da uomini illustri e di cultura della Fano del Seicento, appartenenti anche al mondo della Chiesa e spesso membri di Accademie. Tra questi spiccano l'Abate Domenico Federici e il Vescovo di Fano Angelo Ranuzzi.

 Domenico Federici (1633-1720), al quale la biblioteca comunale di Fano deve il nome, fu uomo di cultura dai più svariati interessi, ai quali probabilmente non fu estranea l'Alchimia, ovvero la "scienza" dell'epoca.

Fano Biblioteca Federiciana


Alcune vicende della vita del Federici[1] sono tuttora poco chiare, a cominciare dalle protezioni che gli consentirono appena ventunenne di essere nominato abate dell'Abbazia di San Martino in Vaska, nella diocesi di Pécs in Ungheria[2]. Da notizie da noi assunte direttamente presso la National Széchényi Library di Budapest, risulta che l'incarico fu puramente onorifico, in quanto già all'epoca della nomina del Federici la diocesi  era occupata dai Turchi, che distrussero totalmente l'Abbazia e mantennero l'occupazione fino al 1686. [3]
La stessa fonte afferma altresì che non si ha alcuna conoscenza dei nomi degli abati del monastero precedenti alla data del 1687. [4]
 Altrettanto poco chiara è la causa della carcerazione del Federici per tre anni (1660-1663) nella rocca di Rattenburg, sul fiume Inn.
Ipotesi e supposizioni possono essere costruite interpretando i quattro sonetti che il Federici stesso scrisse a tal proposito[5]. Egli si sentì vittima di un'ingiustizia, di un intrigo di corte, ma dovuto a quale fatto? Motivi politici? Attività e interessi malvisti? Può essere, ma non sono da escludere neppure cause di ordine sentimentale, essendo allora il Federici in giovane e focosa età.



"…. e a me quel Giove ch'ha  di Rezia il freno
perché mirarmi Apollo suo non vuole
pon sul torso non reo l'alpi dell'Eno...".
  E ancora:



"…colà vergin vestal, di stupro colta,
viva porgeasi alla gran madre in seno;
 
qui l'innocente, che ne men s'ascolta,
al sospettar d'un giudice terreno
vivo la vita sua piagne sepolta"
  Si può ricamare sul riferimento ad Apollo, bel giovane che forse troppe attenzioni dedicava al Nostro, oppure simbolo del sole alchemico, l'oro, forse con riferimento a studi non autorizzati. In ogni caso alcune parole o azioni del Federici furono mal interpretate dall'arciduca Carlo Ferdinando landesfürst del Tirolo (1646-1662), stupisce quindi ulteriormente la rapida ascesa dell'Abate, nel 1664 a Fano, uomo libero, accademico scomposto, e rapidamente reintegrato nelle grazie della corte imperiale.[6]
Risulta poi che il Nostro entri a far parte della cesarea Accademia dei Curiosi di Natura.[7] L'Accademia sarebbe stata fondata nel 1656, per volere di Ferdinando III, da Leopoldo I e presieduta dal Generale Raimondo Montecuccoli. Tale notizia fu riportata dal canonico Billi[8], che ipotizzò l'appartenenza del Nostro a tale Accademia a seguito dell'amicizia che lo legava al Montecuccoli e del prestigio di cui il Federici godeva presso la corte imperiale, essendo Consigliere dell'Imperatore Leopoldo.
A nostro avviso l'ipotesi del Billi, anziché essere avvalorata, dovrebbe essere riferita con cautela, in quanto sarebbe priva di fondamento, non solo perché lo stesso Billi non ne dà alcuna certezza, ma soprattutto perché non si tratterebbe neppure dell'Accademia dei Curiosi di Natura. Effettivamente nel 1656 venne fondata, dall'Arciduca Leopoldo Guglielmo, l'Accademia Italiana chiamata dei Novelli o dei Crescenti, presieduta da Raimondo Montecuccoli e della quale fecero parte l'imperatore Leopoldo, l'imperatrice e un ristrettissimo numero di italiani.
Da ciò sembra azzardato dedurre che il Federici appartenesse all'Accademia dei Novelli o dei Crescenti; riguardo poi a quella dei Curiosi di Natura, si tratterebbe di altro gruppo, fondato nel 1652 da Laurentin Bausch (1605-1665).
Ci siamo quindi interessati presso la Deutsche Akademie der Naturfoscher Leopoldina o Academia Cesarea Leopoldino-Carolina Naturae Curiosorum, tuttora esistente con sede in Halle/S. per avere notizie sull'appartenenza del Federici all'Accademia, nominando anche gli pseudonimi che il Nostro avrebbe potuto adoperare (Nicodemo Riccafede, Teophylus Novalckindus). Abbiamo ricevuto una  lettera di risposta da cui si evince che l'Abate Federici non fu mai membro dell'Accademia Leopoldina dei Curiosi di Natura. [9]
 Dopo queste curiosità e precisazioni su alcuni eventi della biografia del Federici che contribuiscono a rendere la sua vita già misteriosa ancora più interessante, affrontiamo ora il tema che maggiormente ci ha stimolato, ovvero il Federici alchimista, proprio quell'aspetto che lui stesso ha cercato di occultare.
Tra i manoscritti conservati nella biblioteca comunale di Fano esiste un plico denominato "Segreto Federiciano"[10] contenente tra l'altro 37 lettere trascritte[11] da un anonimo, tutte di argomento alchemico, ricevute ed inviate dall'Abate dal 1678 al 1684.  

Arma dell'Accademia degli Scomposti
Domenico Federici (1633-1720), al quale la biblioteca comunale di Fano deve il nome, fu uomo di cultura dai più svariati interessi, ai quali probabilmente non fu estranea l'Alchimia, ovvero la "scienza" dell'epoca.

L'EPISTOLARIO ALCHEMICO


Bibliografia
[1] Per le notizie biografiche del Federici vedasi: A.Billi, Ricordo storico di Bargni e Saltara, Fano 1866; A. Deli, L'Abate Domenico Federici, in "Biblioteca Federiciana- Fano"; F.M. Cecchini, Domenico Federici diplomatico dell'Impero, Urbino, 1965; G. Castellani, Domenico Federici Residente dell'Imperatore a Venezia, in "Studia Picena", IV, 1928, pp. 157-168; Fano nel Seicento, a cura di A.Deli, Fano 1989.
[2] A.Billi, op. cit.
[3]Da una lettera del 29/01/2001 inviata agli Autori dal capodivisione della National Széchényi Library di Budapest, Làszlo Ottovay, in cui si fa anche riferimento al Dizionario Biografico degli Italiani volume 45° p.623.
[4] Jakab Rupp: Magyarorszàg helyrajzi története (Storia topografica dell'Ungheria), Ed. Magyar Tudomànyos   
  Akademia, Pest, 1870, vol.I 416-417.
[5] V.Zaccaria, L'amicizia dell'abate Federici con Ciro di Pers e la sua avventura alla corte tirolese, Appendice, Sonetti del Federici dal carcere,  in G.Ronconi, "Le ragioni dei Principi" e "L'onorata ambizione" del Poeta, estr. da  Atti e Memorie dell'Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti, Vol. XCIV (1981-82), pp.80,81.
[6] Fano, Bibl. Fed. Mss., Sez. I, 83/3.
[7] A. Deli, op. cit., p.14.
[8] A.Billi, op. cit. pp.99-100
[9] Lettera dell'Accademia Leopoldina dei Curiosi di Natura del 2/02/2001, in possesso degli autori
Sehr geehrter Herr Agostini,heute wurde mir Ihre Abfrage nach Domenico Federici übergeben.
Meine Recherche ergab keine Mitgliedschaft des Dom. Federici in der Akademie Leopoldina. Auch die von Ihnen genannten cognomina (Teophylus Novalckindus oder Nicodemo Riccafede) sind nicht als Mitglieder in der Matricula genannt oder erscheinen sonst in einem anderen Zusammenhang. Leider kann ich Ihnen bei der Erforschung der Namen nicht helfen.-  Mit freundlichem Gruss Erna Lämmel - Archivleiterin.
[10] Bibl. Fed. Mss., Sez. I, 226, Varie notizie particolari intorno al Segreto Federiciano in tante lettere disposte secondo gli anni e la data ricopiate dagli originali.
[11] I brani di lettere manoscritte vengono qui fedelmente riportati senza alcuna modificazione o correzione da parte degli Autori.


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